venerdì 1 agosto 2014

MICHAEL JACKSON, l’artista e l’uomo come non è mai stato raccontato


Uno straordinario viaggio alla scoperta di un’icona della musica e del mistero che circonda la sua scomparsa
9 giugno 2014

“Ognuno di voi sta facendo un ottimo lavoro. Continuate così, credeteci e abbiate fede. Datemi il massimo, tutta la vostra resistenza, pazienza e comprensione. Questa è un’avventura, una grande avventura. Non siate nervosi. Loro (il pubblico) vogliono esperienze meravigliose, vogliono evadere. Vogliamo portarli dove non sono mai stati. Vogliamo mostrargli un talento prima d’ora mai visto.
Quindi date il massimo. Sappiate che AMO TUTTI VOI, SIAMO UNA FAMIGLIA. Si, SIAMO UNA FAMIGLIA. Stiamo riportando l’amore nel mondo per ricordare al mondo che esso è importante. L’AMORE E’ IMPORTANTE. Amarsi l’un l’altro. SIAMO UNA COSA SOLA. Ecco il messaggio. Curarsi del pianeta. Per farlo bene, abbiamo quattro anni di tempo, altrimenti il danno da noi commesso sarà irreversibile. Quindi, abbiamo un messaggio importante da comunicare, capito? FIN QUI, VI RINGRAZIO DELLA COLLABORAZIONE. GRAZIE, GRAZIE MILLE”



Con queste parole, pronunciate durante le prove del “This Is It”, che poi sarebbe diventato un film, Michael Jackson ringraziava tutti coloro che avevano lavorato alla realizzazione di quello che sarebbe dovuto essere il “final curtain call”, come lui stesso aveva dichiarato durante la conferenza stampa tenutasi il 5 marzo 2009 all’O2 Arena di Londra, ovvero le sue ultime esibizioni.
Come sappiamo, la serie di concerti che avrebbe dovuto prendere il via a luglio non si svolse mai: il 25 giugno 2009, mentre era nella sua casa di Holmby Hills (Los Angeles), Michael ebbe un malore, a causa di una somministrazione eccessiva di Propofol (farmaco spesso utilizzato dagli anestesisti come principale agente di induzione dell’anestesia), e nonostante l’intervento dei soccorsi e il successivo trasferimento alla clinica dell’UCLA Medical Center, la clinica ospedaliera dell’Università della California, i tentativi di rianimazione fallirono. Michael venne dichiarato morto alle ore 14.26, fu il fratello Jermaine a leggere il comunicato stampa, preceduto dal sito TMZ che diffuse la notizia con qualche minuto di anticipo.

Senza ombra di dubbio Michael ha segnato indelebilmente il mondo della musica : con il suo inconfondibile stile, la sua inimitabile voce, i suoi passi di danza e soprattutto attraverso l’incredibile feeling che ha saputo costruire con i fans in decenni di carriera, che oltre all’artista hanno saputo riconoscere “l’uomo e la sua anima”, guardando oltre i riflettori e le falsità raccontate dai tabloid.
Fin da bambino sognava di diventare un grande intrattenitore, magari il più grande di sempre, e certamente ha saputo riversare tutta la propria genialità nel suo proposito.
Nel corso della sua carriera ha generosamente donato ingenti somme pluri-milionarie per le cure mediche di bambini e adulti gravemente malati che, senza il suo provvidenziale e caritatevole intervento, probabilmente sarebbero morti nell’indifferenza generale.
Per tutto questo Michael si è guadagnato un posto da immortale nella storia della musica e soprattutto nel cuore di tante persone.


Vedendo le posizioni di vertice occupate dai suoi dischi nelle classifiche di vendita, il consenso planetario che riscuotono gli album postumi come “Michael” e il recentissimo “Xscape”, il trasporto e l’emozione con cui parenti, amici, colleghi e fans parlano di lui, e le iniziative a scopo benefico che nascono sulla scia dei valori che ha comunicato con la sua musica, si ha quasi l’impressione che Michael non se ne sia mai andato.
Quando durante l’ultima edizione dei “Billboard Music Awards”, uno dei più importanti premi musicali statunitensi, tenutasi il 18 maggio scorso a Las Vegas, presso l’MGM Grand Garden Arena, “The King of Pop” è tornato ad esibirsi sulle note di “Slave to The Rhythm”, anche se tutti sapevano di essere davanti ad un “ologramma”, per molti questo è passato in secondo piano; presentato come “qualcosa di mai visto prima che avrebbe portato l’esperienza di intrattenimento su un altro livello”, questo evento è riuscito, seppur per pochi instanti, ad emozionare e a far credere grazie ad una magistrale illusione, che lui fosse veramente lì, che lui fosse ancora vivo.

Eppure c’è chi crede che Michael sia realmente vivo ed abbia inscenato la propria morte, un teoria che grazie alla rete ha raggiunto una portata planetaria, riunendo persone da tutto il mondo e portando alla creazione di siti, blog e forum di discussione.
I “believers”, coloro che hanno abbracciato l’idea della “death hoax” (finta morte), fin dalla circolazione delle prime notizie della sua scomparsa, non hanno mai creduto che Michael fosse morto, e non solo perché non riescono ad accettare la perdita del loro idolo.
Giorno dopo giorno, in questi lunghi cinque anni, hanno iniziato a notare stranezze di vario genere, che sembrano collegarsi le une alle altre come in un perfetto gioco ad incastro, e risulta assai difficile pensare si tratti esclusivamente di coincidenze o casualità.
Quello di “non poter morire” d’altronde sembra essere un destino comune a numerose star e i complottisti teorizzano che i vari Kurt Cobain, Marylin Monroe, John Lennon, Elvis Presley, Bruce Lee, Tupac in realtà non siano morti e vivano chissà dove, nell’anonimato.
Nel caso di Michael sembra però che ci troviamo davanti a qualcosa di completamente diverso, e se oggettivamente prendiamo in esame gli elementi e i “presunti” indizi che vengono portati a sostegno della teoria dell’hoax, diventa quantomeno arduo liquidare il tutto come “un abbaglio frutto della credulità”.

CONTINUA....




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