sabato 25 giugno 2016

MJ, quell'anima fragile dal talento troppo grande

Michael Jackson, quell’anima fragile dal talento troppo grande

SETTE ANNI SENZA L’ICONA MONDIALE DESTINATA A NON TROVARE PACE


Prendete uno sfigato. Di quelli che non se lo fila nessuno.

Adesso dategli tra le mani il cofanetto HIStory On Film I e II di Michael Jackson.

Il gioco è fatto.

Lui impara a ballare su quelle note, cercando di imitare quelle coreografie al limite dell’umano.

Magari il risultato non è lo stesso, ma una botta di fiducia quello sfigato l’ha avuta eccome.

E da lì tutto può cambiare.

Credetemi, è successo sulla mia pelle.

25 giugno 2016. Sono 7 anni che la musica – è inutile fare qui distinzioni tra pop e rock, pop-rock o rock-pop – ha perso uno dei suoi maggiori rappresentanti. Uno di quelli che, ancora oggi, a guardarlo dici: “Ma come cazzo fa!?”

Michael Jackson. Una vita tormentata, conflittuale e piena di zone d’ombra che, attraverso quei movimenti così naturali da farli apparire semplici e quella voce graffiata sulla linea di basso, si scrollava di dosso la maledizione di essere perennemente sotto i riflettori. 
Gli esordi con i fratelli alla mercé di un padre padrone, l’infanzia negata e quel talento scomodo a molti. Off The Wall e la consacrazione mondiale, il moonwalk e la malattia, il bianco che diventa nero, il chiodo di pelle rossa e gli zombie metropolitani, la pantera con la camicia annodata in vita, i capelli bruciati e l’urlo dallo spazio.
 E, su tutto, quei passi di danza al limite del reale: criminali tranquilli e teppisti di strada, latin lover e gangster dal cuore tenero, stregoni egiziani e stranieri in terra di nessuno. Non ne hai risparmiata una e a nulla valgono le accuse che ancora oggi ti girano attorno. Infondate, ma non abbastanza dal non averti distrutto.

Michael Jackson, l’uomo che ha aperto la strada al pop come oggi lo vediamo: Justin Timberlake, Bruno Mars, Usher… la lista è lunga come il giro che facevi su te stesso.

The King of the Pop. Lo scettro resta ancora ben saldo nelle mani di quell’anima fragile dal talento troppo grande che, da qualche parte, sta ancora ballando.

FONTE:
altrimondinews


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